sabato 20 luglio 2013

LAVAGNA TATTICA. Benitez, il più italiano tra gli allenatori spagnoli

Dalla Serie C all'Europa League con Reja, poi il ritorno tra le grandi con Mazzarri e Cavani. Per il "terzo ciclo" del Napoli di De Laurentiis è stato scelto Rafa Benitez: il suo obiettivo sarà quello di vincere trofei.

IL CALCIO SECONDO RAFA
Il nome di Rafa Benitez è indissolubilmente legato al modulo 4-2-3-1, con cui lo spagnolo ha scritto la storia di un decennio di calcio. Non si tratta però di un allenatore estremamente prevedibile, che gioca da venti anni allo stesso modo: la costante di Rafa Benitez è l'identità di gioco, mentre gli schemi -le modalità di esecuzione- sono variabili e studiati squadra per squadra in funzione dei calciatori presenti in rosa.
Ispirato al Milan di Sacchi, il calcio di Benitez prevede squadre corte, aggressive in pressing e capaci di sfruttare interamente l'ampiezza del campo in fase di possesso.
All'arrivo di Benitez al Valencia, nel 2001, il maggior talento della squadra è Pablo Aimar: un trequartista brevilineo, veloce ed abile nel dribbling. La tipologia di calciatore che in Argentina chiamano enganche. Come si può collocare Aimar in un calcio d'impronta sacchiana? L'allenatore spagnolo decide quindi di arretrare una delle due punte del classico 4-4-2 per riposizionarla tra le linee di centrocampo ed attacco, dove l'argentino può sprigionare il suo talento anarchico grazie alla maggiore libertà tattica. Così nasce il 4-2-3-1 di Benitez.
Il baricentro di questo modulo è la coppia degli interni di centrocampo: al tempo stesso playmaker con il compito di avviare le azioni e mediani di corsa e lavoro sporco, per non far giocare gli avversari.
Sempre differenti le partnership di centrocampo create da Benitez a seconda del materiale a disposizione nelle diverse squadre: i successi di Valencia sono stati costruiti sul tandem quantità/costruzione formato da Albelda e Baraja, entrambi eccellenti passatori dotati di gran senso della posizione; a Liverpool invece si è passati da Sissoko-Gerrard (atletismo e incursione) a Mascherano-Xabi Alonso (mediano aggressivo e regista classico).
L'identikit della prima punta. Per Liverpool è passato il Fernando Torres da 24 gol a stagione, ma l'ariete attualmente al Chelsea resta l'unico caso di punta sopra i 20 gol stagionali in 20 anni di Benitez-allenatore. Le squadre del madrileno prediligono prime punte fisicamente forti, ma che sappiano abbinare all'abilità realizzativa anche l'attitudine a lavorare per il resto della squadra: non importa chi segna, ma bisogna produrre gioco e tutti gli uomini in campo sono coinvolti nella fase di costruzione delle azioni.
Come giocano le squadre di Benitez? Bel gioco, fatto di azioni manovrate e combinazioni di passaggi per sfruttare tutta l'ampiezza del campo ed allargare le difese avversarie: schemi spesso imprevedibili che nascono dagli allenamenti, in cui tecnica e lavoro di squadra sono le aree di maggiore attenzione. Lo spettacolare gol di squadra in video è la dimostrazione più efficace del perché sia importante lavorare sull'intesa tra gli 11 in campo.

RE DI COPPE
Due campionati vinti con il Valencia, ma Rafa Benitez ha costruito la sua fama come re di coppe: nella sua bacheca può vantare una Champions League, due Europa League, un Mondiale per Club, una FA Cup, e tre supercoppe (italiana, inglese ed europea).
Una predilezione per le coppe fondata sulla fisionomia delle sue squadre. La compattezza, il controllo degli spazi e l'elevata intensità di gioco rendono la vita difficile agli avversari sul piano della costruzione di gioco: per questo motivo Benitez è probabilmente l'avversario maggiormente da evitare in gare ad eliminazione diretta.


COSA TROVA A NAPOLI
Si tratta senza dubbio di un allenatore da progetto, capace di lavorare al meglio quando gli viene data carta bianca per costruire una squadra compatibile con i suoi diktat. Qui sta la differenza tra i cicli vittoriosi di Valencia e Liverpool e l'esperienza negativa con l'Inter, contrassegnata in particolar modo dai "capricci" di alcuni reduci del triplete ostinati a continuare con lo stesso calcio di Mourinho.
Che a Napoli sarà una storia diversa lo si vede già dal mercato con l'inserimento in rosa di Albiol e Callejon, gli spagnoli richiesti espressamente dal tecnico.
L'addio di Cavani non sembra un problema insormontabile: sebbene si tratti di un campione, le statistiche mostrano come i gol siano equamente ripartiti tra più giocatori nelle squadre di Benitez, per cui l'allenatore madrileno ha carta (ed assegno) bianca nella ricerca un bomber forse meno prolifico, ma congeniale ai suoi schemi.
L'ostacolo da superare è la notevole divergenza con la precedente gestione tecnica:
- Perde significatività il dato che vuole il Napoli come seconda miglior difesa della Serie A (nonostante la mancanza di nomi altisonanti), poiché con il passaggio dalla difesa a 3 ad una linea a 4 si vanifica tutto il lavoro di Mazzarri sui movimenti e sulle marcature. Particolarmente critica la situazione dei terzini che, essendo stati acquistati come esterni da 3-5-2, non offrono piene garanzie di copertura: Armero e Maggio sono compatibili?
- Cambia l'identità di gioco rispetto alla precedente gestione. Il calcio di Mazzarri si fonda sulle ripartenze veloci, giocando talvolta di rimessa; Benitez invece cura in particolar modo la costruzione di gioco: il nuovo Napoli deve fare possesso palla e giocare più alto. La rosa sembra offrire adeguate garanzie per questo cambio di direzione: tutti i centrocampisti centrali in rosa sono "tridimensionali" (abili difensivamente, dotati di senso di posizione e capaci di impostare), mentre la ricerca dei nuovi esterni offensivi passa per i diktat dello stesso Benitez.

Potrebbe profilarsi un'annata di assestamento, alla ricerca di nuovi equilibri per un ciclo pluriennale di successo: la specialità di casa Benitez

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