martedì 8 ottobre 2013

Il mal d'Europa del Manchester City

Pago della trionfale uscita infrasettimanale contro il Napoli, l'Arsenal rallenta il suo passo lasciandosi raggiungere dal Liverpool in vetta alla classifica di questa strana edizione della Premier League. Il settimo turno porta la vittoria a tutte le big, ad eccezione del Tottenham sconfitto dal West Ham con un rotondo 0-3.
Questa settimana parliamo d'Europa. Più precisamente il tema sono le fatiche europee del Manchester City, eternamente in difficoltà nei confronti aperti a club non britannici. In estate l'esonero di Roberto Mancini era arrivato proprio nell'ottica di dare una svolta ai risultati in Champions League, con la scelta del successore caduta in favore di un allenatore reduce da una sorprendente campagna continentale con il Malaga che, nelle intenzioni della società di Manchester, avrebbe dovuto far voltare pagina al club sulla base di un calcio propositivo da vera big europea.
Il Manchester City si scoglie però alla prima difficoltà, lasciandosi infliggere un sonoro 1-3 casalingo dal Bayern Monaco campione in carica. Le responsabilità della sconfitta non sono però da attribuire al solo portiere Hart, autore di un pessimo inizio di stagione ed ancora protagonista in negativo nel mercoledì europeo. L'intera squadra è apparsa sottomessa, incapace di reggere i ritmi di gioco imposti dal Bayern Monaco di Guardiola. I bavaresi costruiscono la loro superiorità a centrocampo, sfruttando il mismatch numerico offerto dalla tattica schierata da coach-Pellegrini: due centrocampisti (Yaya Toure e Fernandinho) contro una linea a tre, con l'aggravante del mancato supporto in copertura da parte degli esterni Nasri e Jesus Navas, vero e proprio fattore scatenante dell'apertura del vaso di Pandora. La mancanza di esterni a tutto campo lascia terreno fertile sulle corsie laterali per le avanzate delle temibili ali Robben e Ribery, che si trovano a puntare i terzini in costante situazione di uno contro uno: errore tattico assolutamente imperdonabile, specialmente quando il baricentro della squadra è avanzato, per cui vi è totale esposizione ai micidiali contropiedi degli avversari.

Le 3 vittorie nelle 14 uscite di Champions del Manchester City dimostrano come non basti lottare al vertice in un campionato di alto livello per considerarsi top team: è necessaria una maturità, un'alchimia di squadra, che va ben oltre il talento. Quello che manca ai Citizens è il mordente che spinge a giocare tutte le partite oltre il 100%, con l'umiltà di una squadra che - a prescindere dai milioni investiti - ha ancora tanto da lavorare per costruirsi una propria identità sul campo internazionale. La chiusura è proprio una riflessione sugli investimenti del Manchester City, squadra difficilissima da schierare, vista l'assoluta abbondanza di centrocampisti offensivi ed attaccanti di valore: curioso come anche quest'anno si sia fatto un passivo sul mercato di 104 milioni di euro senza ripianare le carenze principali della squadra, quelle del reparto difensivo.

IL BORSINO DELLA PREMIER LEAGUE
STURRIDGE. Sembra aver trovato la sua dimensione calcistica negli schemi di Rodgers ed ora l'attaccante del Liverpool non si ferma più. Un treno.
SOUTHAMPTON IN ZONA CHAMPIONS. Secco 2-0 allo Swansea e Saints lanciati in zona-Champions, a soli due punti dalla vetta: l'outsider che non ti aspetti, con la credibilità di una rosa di tutto rispetto.
VILLAS BOAS. Il suo Tottenham fatica ad assumere un'identità di gioco ed arranca: la classifica è ottima, ma lo spettacolo è ancora carente. La debacle interna contro il West Ham suona come un primo campanello d'allarme.
SUNDERLAND. Zero vittorie, un solo punto e peggior difesa della Premier. Giaccherini con la sua verve predica nel deserto. C'è tempo per recuperare, ma per ora sta andando tutto storto.

IL GIOVANE DELLA SETTIMANA
Adnan JANUZAJ (1995). Un lampo di luce nel peggiore avvio degli ultimi venti anni del Manchester United: a Januzaj bastano 6 minuti per salire agli onori della cronaca internazionale con una doppietta all'esordio da titolare che, per il momento, salva la panchina di Moyes. Già conteso dalle nazionali di Belgio, Albania ed Inghilterra, il 18enne Januzaj è un centrocampista di qualità prestato alle corsie laterali per adeguarsi agli schemi di Moyes: spiccate doti di equilibrio e coordinazione rendono il dribbling nello stretto la sua specialità della casa, ma il giovane dimostra di essere pressoché imprendibile anche sugli inserimenti in velocità. A Manchester già vogliono dargli la maglia numero 7, una divisa storica...

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