"Talvolta i perdenti hanno insegnato più dei vincenti.Penso di aver dato qualcosa di più e di diverso alla gente"
- Zdenek Zeman
Spettacolo, gol, tanta corsa in campo e fuori sotto il dogma del 4-3-3 di Zeman, controversa bandiera del calcio giocato a viso aperto nel campionato più tattico del mondo.
CHI E' ZDENEK ZEMAN?
Nato a Praga nel 1947, all'età di 19 anni si trasferisce in Sicilia dallo zio Cestmir a causa dell'invasione sovietica. Lo zio d’Italia gli trasmette l’amore per il calcio ed -insospettabilmente- per la Juventus, così anche il giovane Zdenek decide di intraprendere la carriera da allenatore. I primi lampi di calcio zemaniano a Licata, dove vince il campionato di serie C2: a notare il suo gioco spettacolare è Giuseppe Pavone, ds del Foggia, che segnala il nome del boemo al vulcanico presidente Casillo. Il binomio Zeman-Foggia scala rapidamente il calcio italiano dalla C all’8° posto, entrando prepotentemente nella storia del calcio italiano. Il miracolo di Zemanlandia nasce su un’idea, il leggendario 4-3-3, e si fonda su giovani interpreti allora semisconosciuti come Rambaudi, Di Biagio, Baiano e Beppe Signori, l’ottavo bomber di sempre della Serie A che, prima di essere adattato nel ruolo di punta da Zeman, era un trequartista di scarso successo a Piacenza.
Zemanlandia si chiude con il passaggio del tecnico boemo all'ambiziosa Lazio, che arriva seconda dietro la Juventus: qui ha inizio la diatriba con la Vecchia Signora, accusata di doping e di influenzare gli arbitraggi. Assieme alle polemiche con i bianconeri arrivano annate deludenti in serie con Roma, Napoli, Salernitana ed Avellino, interrotte soltanto dalla serie di salvezze miracolose sulla panchina del Lecce in Serie A: ancora vincente in Puglia, ancora scopritore di nuovi talenti del calibro di Vucinic, Bojinov, Ledesma e Cassetti. Al termine dell'esperienza leccese, il boemo decide per un periodo di inattività.
Risale alla passata stagione il ritorno di Zeman al calcio sulla panchina del Foggia che tante soddisfazioni gli ha dato in passato: allestita dal ritornato presidente Casillo una squadra di primavera in prestito da club di Serie A e B, il risultato sarà il 6° posto in campionato con il miglior attacco e la peggior difesa della categoria. Al termine del campionato, il boemo rassegna le dimissioni per firmare un contratto con il Pescara in Serie B: Zeman riuscirà a scalare di nuovo il calcio italiano?
IL 4-3-3: IDENTIKIT DEI RUOLI
"Il modo più razionale per coprire gli spazi", un modulo semplice ma organizzato secondo una struttura dinamica ed efficace.
Il portiere di Zeman gioca lontano dai pali, così da poter essere un sicuro appoggio per i retropassaggi dei centrali in caso di pressing: deve perciò essere abile con i piedi e saper leggere molto bene il gioco avversario, dovendo resistere spesso a situazioni di inferiorità numerica. Un portiere alla Franco Mancini, la saracinesca di Zemanlandia.
La difesa del 4-3-3 è disposta a semicerchio, con due difensori centrali molto alti per cercare il fuorigioco e tenere gli avversari lontani dalla porta. I terzini invece sono dei fluidificanti a cui è richiesta la capacità di correre come frecce sulle corsie laterali per costituire delle fonti di gioco offensivo.
La linea a 3 del centrocampo è composta da un playmaker centrale con abilità anche nell'interdizione (come Ledesma a Lecce) e due incursori che tamponino le azioni avversarie e si propongano con tagli tra la linea degli attaccanti ed i terzini.
La punta di diamante del modulo di Zeman è il tridente offensivo. Ai tre attaccanti sono richiesti movimenti continui, in modo da non concedere punti di riferimento ai difensori avversari. Le caratteristiche tecniche sono la rapidità ed una buona tecnica: gli esterni offensivi, in fase di non possesso hanno il compito di coprire fino a centrocampo. Non esiste un finalizzatore unico, ma il compito di concludere le azioni, a detta del neo-allenatore del Pescara "dipende dalla situazione che si crea in campo".
IL 4-3-3: I MOVIMENTI IN CAMPO
La chiave del gioco di Zeman è l'atletismo. Corsa, corsa ed ancora tanta corsa: il ritiro pre-campionato del boemo è temuto dai giocatori a causa della pesante preparazione atletica, fondata su frequenti sessioni di ripetute, i gradoni e la corsa nei boschi.
Il principio base della filosofia di gioco del boemo è la supremazia territoriale e numerica in fase di possesso palla: la squadra si mantiene molto corta, con i terzini che spingono sulle fasce ed i centrali di difesa che salgono fino al centrocampo, creando una situazione di 2-5-3.
Questa disposizione obbliga gli avversari a schiacciarsi per riuscire a contenere l'azione, abbassando il baricentro e rendendosi di conseguenza meno pericolosi..."l'attacco è la miglior difesa".
La finalità di ogni movimento offensivo di una squadra zemaniana è guadagnare spazio: si cerca la profondità attraverso passaggi filtranti e tagli in verticale da parte di centrocampisti e terzini. Al trio d'attacco è richiesto movimento per liberarsi dalla marcatura e ricevere le verticalizzazioni dei compagni.
Molto interessanti i movimenti della catena terzino-mezzala-ala: durante un'avanzata palla al piede del terzino, l'ala attacca lo spazio in verticale partendo dall'esterno ed il centrocampista si inserisce centralmente, sfruttando lo spazio creato dal movimento del compagno. In questo modo il portatore di palla può scegliere tra la verticalizzazione per l'ala o l'appoggio per l'incursione della mezzala. L'obiettivo nella fase di costruzione di gioco è quella di creazione, attraverso schemi simili al precedente, di "triangoli" tra i vari giocatori, affinchè il portatore di palla, abbia sempre due possibilità diverse di passaggio.
Il punto debole delle squadre zemaniane è però notoriamente il prendere molti gol: come difendersi dallo squilibrio offensivo?
L'arma difensiva principale è lo schiacciamento degli avversari, che riduce il numero degli attaccanti pronti alle ripartenze.
Con l'avanzata in blocco della squadra, i centrali formano una linea a 2 molto alta per far scattare quanto più spesso possibile la trappola del fuorigioco.
Con l'avanzata in blocco della squadra, i centrali formano una linea a 2 molto alta per far scattare quanto più spesso possibile la trappola del fuorigioco.
Un altro dogma delle squadre zemaniane è la marcatura a zona, con i 4 arretrati a presidiare ciascuno la propria porzione di campo, mentre i centrocampisti e le ali tornano a pressare i portatori di palla.
Ovviamente la scelta di una copertura più "soft" è totalmente consapevole: le scorribande dei terzini e dei centrocampisti non permettono il mantenimento di una marcatura a uomo efficace, e portare un numero maggiore di uomini dietro comporterebbe un abbassamento del proprio baricentro, e quindi minore pericolosità offensiva in contrasto con i principi zemaniani.
Ovviamente la scelta di una copertura più "soft" è totalmente consapevole: le scorribande dei terzini e dei centrocampisti non permettono il mantenimento di una marcatura a uomo efficace, e portare un numero maggiore di uomini dietro comporterebbe un abbassamento del proprio baricentro, e quindi minore pericolosità offensiva in contrasto con i principi zemaniani.
Molti sostengono che il gioco di Zeman sia superato, l'espressione di un calcio destinato alla sconfitta. Per chi invece ama il bel calcio e la suspance di una partita mai chiusa prima del triplice fischio è senza alcun dubbio il non plus ultra...
Grande Zeman!
RispondiEliminaQuesto è vero calcio, TUTTI ALL'ATTACCO!!! un vero maestro! :D
RispondiEliminaIl Supremo Boemo è l'unico vero maestro di calcio rimasto,questo è il calcio,triangoli movimenti senza palla e passaggi filtranti in profondita' evitando cosi' i lanci lunghi.Grande Zeman
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