martedì 21 gennaio 2014

Saranno squadroni #2: Foggia 1991-92

"Ѐ più soddisfacente costruire piuttosto che distruggere. Per distruggere devi usare le maniere forti: e io sono un uomo di pace"
Il Foggia di Zeman non è solo una squadra, ma un vero e proprio manifesto di un modo di pensare il calcio. Un manipolo di talenti raccolti tra le serie minori riesce ad impensierire le grandi d'Italia giocando un calcio dinamico e bello da vedere, costruito sulla fatica dei gradoni e delle corse tra i boschi. È il punto più alto della parabola del 4-3-3 del tecnico boemo, che ancora oggi fa discutere gli amanti del pallone.

Neopromossi in Serie A, i Satanelli regalano al pubblico partite dal ritmo incalzante ed incerte dal primo all'ultimo minuto: una squadra capace al tempo stesso di recuperare due gol all'Inter in soli 4 minuti, così come di farsi riprendere nei minuti finali dall'1-4 al 4-4 dall'Atalanta. La costante sono gli applausi tributati da uno Zaccheria sempre pieno ed anche dal pubblico avversario, come al termine del 3-3 tra il Foggia ed il Napoli di Zola e Careca, in cui è il pubblico partenopeo a rispondere alla rimonta dei rossoneri (nonostante la rivalità) con un'ovazione.
Il Foggia termina il campionato con un sorprendente 9° posto, congendandosi a suo modo: 2-1 alla fine del primo tempo contro il Milan, 2-8 al termine della partita.
Al termine della stagione, il Foggia di Zemanlandia smantella: via Signori, Rambaudi, Baiano, Shalimov, Padalino, Matrecano ed anche Codispoti, giocatore simbolo della risalita dalla C alla A, per un totale di 57 miliardi. In sostituzione della quasi totalità della formazione titolare arriva una nuova nidiata di talenti semisconosciuti, tra cui un giovane Di Biagio. Dato per spacciato dai media, il nuovo corso del Foggia riesce a ripetersi conquistando 12° posto finale, ma il ciclo del Foggia volge al termine.


LA STELLA

SIGNORI Giuseppe - "Venivo da Piacenza, facevo il trequartista. Appena ci presentano, Zeman mi saluta così: ciao bomber. Io lo guardo allibito: mi giro per controllare che stesse parlando proprio con me, e non con Meluso, l'attaccante designato. E lui mi ripete il saluto. Di me, fino a quel momento, si poteva dire tutto tranne che segnavo: avevo fatto appena cinque gol, la stagione precedente, e già sembravano molti". Arrivato da Piacenza come trequartista acerbo, a Foggia viene trasformato in una macchina da gol capace di conquistare il titolo di capocannoniere della Serie A per tre volte e di entrare nella storia della Lazio con 127 reti, secondo solo a Silvio Piola. Nel 1992 Signori è il soprendente "biondino targato 11" (ndr, come definito dalla Domenica Sportiva nel video allegato), l'imprevedibile folletto del Foggia; dopo soltanto due anni è un quasi-campione-del-mondo ad Usa '94: un signor giocatore, tralasciando le vicende estranee al campo.


Se i Satanelli non riescono a crescere, lo fanno i figli di Zemanlandia: Beppe Signori è subito capocannoniere della Serie A, Rambaudi e Shalimov diventano pedine fondamentali per Lazio ed Inter, mentre Baiano e Petrescu emigrano qualche anno più tardi in Inghilterra. Non tutti riusciranno a ripetere le prestazioni al di fuori del sistema zemaniano e molti elementi di questa rosa, lasciati andare forse troppo presto, avrebbero potuto aggiungere quel quid che due anni più tardi ha sbarrato al Foggia le porte dell'Europa, determinando la fine di Zemanlandia. Ad oltre vent'anni dal tentativo di rivoluzione zemaniana, non possiamo che chiederci: "Cosa sarebbe successo se...?"



Giuseppe Brigante

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