In
un epoca di Top Players dalle cifre impossibili, in cui lo stipendio di Messi e
Ibrahimovic di un anno risolverebbe i problemi di numerosi stati in crisi,
voglio parlare di un fenomeno di quelli "fatti
in casa", uno dei talenti più puri e sottovalutati dei nostri giorni, Fabio Quagliarella.
Attaccante rapidissimo e completo in quanto dotato di un gran tiro, ottimo colpo di testa cui affianca rapidità e precisione nei passaggi (abilità che lo rendono indispensabile sia come prima punta che come seconda o trequartista), Fabio
Quagliarella nasce a Castellammare di Stabia 30 anni fa, napoletano scoperto
dal Torino ed allevato dal Chieti, si afferma in serie A nella Genova
blucerchiata, (molti ricorderanno un goal da centrocampo contro al Chievo),
da lì inizia la sua escalation che tra un eurogoal e una rovesciata lo portano
prima ad Udine, poi in Nazionale (anche qui alla prima da titolare contro la
Lituania buca per ben due volte la rete con due missili terra-aria) e poi
all'ombra del suo amato Vesuvio, che rischia seriamente di eruttare dopo la
traversa presa da centrocampo alla prima in casa di Fabio contro il Livorno,
vero e proprio fulmine a ciel sereno! Il napoletano d'oro conquista un posto anche
per la disastrosa esperienza sudafricana, ma nel naufragio azzurro, gli unici
lampi provengono dal suo piede magico che ci fa credere ad una clamorosa quanto
immeritata qualificazione, estate che per lui si concluderà in maniera
turbolenta con il discusso "tradimento" dovuto al suo trasferimento
dal Napoli agli storici rivali della Juventus. Sarà un triste destino ma da Del
Piero a Totti, da Maradona a Ronaldo a Van Basten, tutti (o quasi) i più grandi
sono stati accomunati da gravissimi infortuni, e così anche Quagliarella,
all'apice della sua carriera all'ombra della Mole, vede il suo ginocchio fare "crac" in una fredda e
sfortunata domenica di Gennaio del 2011. Da campione che si rispetti è tornato a giocare l'anno scorso, possibilmente ancora più forte di prima. Quest'anno infatti per
numero di presenze è marcatore più prolifico della "Vecchia Signora", ha ripreso a segnare i
goal pazzeschi cui sempre ci ha abituato ed ha addirittura segnato la prima
tripletta della sua carriera (in un Pescara Juventus in cui praticamente ha
segnato in rovesciata anche Buffon). Decisivi i suoi goal anche in Champions
League che hanno portato avanti finora gli uomini di Conte.
Insomma, non si
chiamerà Messi e non userà lo shampoo di Cristiano Ronaldo, ma a noi piace
anche così, non devi essere per forza straniero o avere la cresta più alta
degli altri per essere un buon attaccante, e con un giocatore del genere Conte
può essere assolutamente soddisfatto! Ci auguriamo quindi, dopo averlo visto giustiziare i
campioni d'Europa in carica del Chelsea, di vederlo l'anno prossimo
deliziarci ancora una volta con le sue prodezze con la maglia della Nazionale
al Mondiale in Brasile, patria di funamboli e giocolieri vari (e COSTOSI, soprattutto). Forza Fabio, ti
aspettiamo in azzurro, magari di nuovo con quella maglia numero 27 che indossi
per ricordare il tuo sfortunatissimo amico Niccolò Galli, segna per lui e facci
sognare ancora!
Guido Caruso
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