domenica 7 aprile 2013

Lo spread del calcio

"Non mi interessa la Premier League: il paradiso del calcio è la Bundesliga. Abbiamo la lega più attrattiva e competitiva d'Europa. E' il campionato più combattuto e con gli stadi più belli". (Jurgen Klopp)

Sempre più frequentemente si fa riferimento al "modello tedesco" come best practice a livello europeo: così come nell'economia, il fantasma dello spread aleggia in modo sempre più sinistro anche nel calcio.
Lo spread del pallone ha un nome ben preciso, ranking UEFA. I numeri dicono che facciamo peggio della Germania dalla stagione 2006/07, per intenderci quella in cui il Milan vinse la Champions League ad Atene contro il Liverpool. Nel corso degli ultimi anni il divario ha continuato ad aumentare e così siamo stati superati nel ranking, con la conseguenza di perdere il privilegio di portare una 4° squadra in Champions.

Ma come hanno fatto i tedeschi a far crescere il loro movimento?
La prima riflessione d'obbligo riguarda gli stadi: la Bundesliga aumenta ogni anno il suo appeal, portando il dato medio delle presenze oltre i 45mila spettatori a partita. La nostra Serie A è teatro di un desolante svuotamento degli stadi, con 22500 spettatori in media...un livello prossimo ai 17500 della serie B tedesca.
Se state pensando "succede perchè A abbiamo piccole squadre come il Chievo" siete fuori strada: in Bundesliga gioca dal 2008 l'Hoffenheim, la squadra di un quartiere di 3000 anime della città di Sinsheim (delle dimensioni di Aosta). I biancoblù hanno fatto notizia fin da subito, quando -da neopromossi- si sono laureati campioni d'inverno, nella storica prima annata di Bundesliga.
L'entusiasmo in quel di Hoffenheim non si è spento con l'affievolirsi dei risultati: nonostante siano praticamente retrocessi (sono penultimi a -9 dalla zona salvezza, con sole 7 partite da giocare), portano ancora 25566 spettatori a partita...quanto il Chievo e l'Hellas Verona sommati.
Lo sport non può sopravvivere senza la sua linfa, i tifosi: trovare biglietti per le gare di Premier e di Bundesliga è un'impresa, mentre il tifoso medio italiano preferisce restare comodamente sul proprio divano (e, con sole 2 presenza allo stadio questa stagione, mi autoinserisco in questa categoria) anziché seguire la propria squadra. Sarà colpa della politica con cui viene gestito il calcio, della crisi, degli scandali o della precarietà dello spettacolo nei nostri stadi, ma l'Italia del pallone si sta sempre di più disaffezionando...ed è da qui che si deve iniziare la ricostruzione del nostro calcio.

Ci lamentiamo tanto degli scippi del PSG e del Manchester City e di come la causa del nostro declino sia dovuta soltanto alle vagonate di soldi investite dai mecenati proprietari dei nostri competitors. Il calcio tedesco non è stato conquistato da sceicchi e petrolieri, eppure è in crescita esponenziale.
La realtà è che degli sceicchi non ne ha bisogno, grazie alle entrate da stadi, sponsor e diritti tv in continuo aumento ed una gestione economica virtuosa da parte dei club. Nel lungo periodo la politica vincente è proprio l'autosufficienza alla tedesca, capace di garantire risultati a prescindere dalla voglia di spendere del presidente (che potrebbe decidere di chiudere il portafogli e scappare, vedasi il fallimento del Portsmouth di Sulaiman Al-Fahim).
In Germania più della metà dei giocatori proviene dalle giovanili dei club di Bundesliga, con inevitabili guadagni per le nazionali tedesche, per cui risulta chiaro come l'affermazione del calcio tetonico non sia casuale, ma è in atto da numerosi anni con investimenti massicci nei vivai.
Alaba e Thomas Muller, gli autori dei 2 gol che hanno affossato la Juventus martedì sera, hanno in comune un passato nel Bayern Monaco II, la seconda squadra per la formazione dei talenti bavaresi. Ma il calcio tedesco non è solo uno spettacolare Bayern: le ultime due edizioni della Bundesliga sono state vinte dal Borussia Dortmund.

Il Borussia Dortmund fino a pochi anni fa attraversava un periodo buio di stagnazione nella parte bassa della classifica. Per la stagione 2008/09 viene chiamato ad allenare i gialloneri Jurgen Klopp, reduce da un 4° posto in seconda divisione con il Mainz, ed è qui che inizia la rinascita: il primo anno la qualificazione in Champions sfuma nel finale, mentre la stagione 2010/11 porta al titolo di Germania una squadra con 23 anni di età media.
I protagonisti del successo? Tutt'altro che paperoni affermati, ma:
- Robert Lewandowki, 21 anni ed 8 reti, acquistato ad inizio stagione dal Lech Poznan;
- Shinji Kagawa, 21 anni ed 8 reti, anche lui una new-entry dal Cerezo Osaka (serie B giapponese) per 350mila €...e poi rivenduto, con una signora plusvalenza, al Manchester United per 22 milioni €;
- Lucas Barrios, bomber principe della squadra campione, poi ceduto al Guangzhou per il doppio del valore d'acquisto;
- Neven Subotic, 22 anni, difensore di fiducia di Klopp, che lo ha portato con sè dal Mainz;
- I talenti cresciuti nel vivaio: Mario Gotze (6 gol a soli 18 anni), il difensore bomber 22enne Hummels e l'asse quantità-qualità di centrocampo Sven Bender e Nuri Sahin (21 e 22 anni).
La crescita sportiva passa per la promozione del settore giovanile...volete davvero sapere quanto investono le squadre nostrane?

Giuseppe Brigante

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